Il Referendum consultivo, indetto – ai sensi di legge – dalla Regione Campania per conoscere il “parere” delle popolazioni interessate all’unificazione amministrativa dei sei Comuni dell’isola d’Ischia, è stato respinto. Ma non è stato respinto perché i NO hanno prevalso sui SI come ci si aspetta da una consultazione referendaria. Tutt’altro. E’stato respinto perché una consultazione referendaria è valida quando vota il 51% degli iscritti alle liste elettorali.
Poiché gli elettori iscritti alle liste elettorali dei sei Comuni erano 52948 il quorum era di 26475. Hanno votato soltanto 15081 elettori pari al 28, 48% e quindi poiché non si è superata la soglia del 51% la consultazione potrebbe definirsi inefficace o non valida.
La maggioranza degli ischitani ha quindi manifestato con il silenzio, il non voto, la sua contrarietà al Comune Unico – come invitava a fare il fronte eterogeneo del NO costituito da un “arco supercostituzionale” dai maxisti-leninisti-stalinisti ai mussoliani-evoliani-futuristi passando per i veto-socialisti, ipercampanilisti etc. talmente vasto che nemmeno la potenza di Ulisse – con l’aiuto della divina Athena – poteva stendere.