Ischia News ed Eventi - Società

Il 2013 è stato intitolato dall’Unione Europea come “Anno europeo dei cittadini” , con il duplice obiettivo di promuovere la conoscenza dei diritti legati alla cittadinanza europea e di stimolare il dialogo tra i diversi livelli di governo, la società civile e il mondo delle imprese per individuare quale sia, da qui al 2020, l’Europa auspicata dai cittadini in termini di diritti, di politiche e di governance.

L’attenzione delle istituzioni europee ai cittadini, per quanto necessariamente simbolica in iniziative di questo tipo, ci è di stimolo per riflettere su come, a livello internazionale, il rapporto tra governi e cittadini stia mutando fortemente fino a portare, in molto paesi, all’inaugurazione di un nuovo modo di intendere il concetto e lo status di “cittadinanza”(1). E questo sta accadendo come risultato dell'interazione tra due approcci distinti ma altamente complementari:

  • il primo approccio è legato al modello dell’open government e dell’open data, per cui nella relazione con i cittadini si adotta una logica di accountability, traducibile nella volontà e nella capacità di render conto dell’attività svolta. Su Wikipedia l’open government viene così definito: ”Con l’espressione open government - letteralmente governo aperto - si intende un nuovo concetto di governance a livello centrale e locale, basato su modelli, strumenti e tecnologie che consentono alle amministrazioni di essere “aperte” e “trasparenti” nei confronti dei cittadini. In particolare l'open government prevede che tutte le attività dei governi e delle amministrazioni dello stato debbano essere aperte e disponibili al fine di favorire azioni efficaci e garantire un controllo pubblico sull’operato”. In questo modello i diritti di cittadinanza vengono arricchiti dalla possibilità, resa concreta nelle pratiche di amministrazione, di seguire e controllare le attività che riguardano e interessano (2) i cittadini stessi;
  • il secondo approccio è legato alle funzionalità stesse della pubblica amministrazione, messe sempre più in discussione dalla drammmatica riduzione delle risorse disponibili. Già nel 2008 scriveva l’OECD: ”Governments alone cannot deal with complex global and domestic challenges, such as climate change or soaring obesity levels. They face hard trade-offs, such as responding to rising demands for better quality public services despite tight budgets. They need to work with their own citizens and other stakeholders to find solutions”(3). Nella sostanza è quello che noi abbiamo scritto molte volte, con altre parole: i governi di tutto il mondo si trovano a dover fare di più spendendo di meno e possono riuscirci solo con l’aiuto dei cittadini.

A margine della presentazione del 46° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, il presidente del Censis Giuseppe De Rita ha detto: «La nostra lettura, come d’abitudine, è sulla lunga durata. E in questo quadro abbiamo messo in luce la costanza vitale della nostra forza di sopravvivenza. Se ci chiedono di connettere questa scelta di interpretazione all’attualità dell’oggi, possiamo dire quanto segue. Siamo sopravvissuti a venti anni di Seconda Repubblica con governi dichiaratamente decisionisti, nei fatti incapaci di connettersi ai processi reali della società e delle persone. Siamo sopravvissuti a dieci anni di crisi, dal 2001 ad oggi, con nessun intervento di governo che l’abbia significativamente contrastata. Siamo sopravvissuti all’annus horribilis, cioè il 2011, con la caduta verticale del peso internazionale del nostro governo e della stessa nostra autonoma sovranità. Siamo sopravvissuti alla logica di governo altro e pedagogico dell’esperienza del governo tecnico. Sopravvivremo verosimilmente anche ai probabili e/o improbabili governi del prossimo futuro. Viene spontanea la domanda: ma perché dobbiamo sopportare governi in cui tutti vogliono governare, ma nessuno è d’aiuto al nostro stress di sopravvivenza? Forse è ora di trovare un modo di governare che si connetta ai processi reali, in una nuova sperimentazione di unità di governo e popolo».

Una grande festa con tanti, tantissimi amici che non hanno perso l'occasione per condividere assieme un momento storico importante per le realtà sociali delle isole di Ischia e Procida.
In una sala conferenza del Grand Hotel Re Ferdinando di Ischia davvero gremita si è svolta la tanto attesa presentazione del Forum del Terzo Settore delle Isole di Ischia e Procida.
Sorridenti hostess hanno accolto i presenti regalando comode ed ecologiche borse shopper (riutilizzabile quando si va a far la spesa o per altro – ha sottolineato il moderatore della conferenza Gaetano Di Meglio) con all'interno colorate brochure che tratteggiano i punti fondamentali del Forum stesso.
I soci aderenti, al momento, sono: Associazione I.Sole d'amore Onlus, Cooperativa Sociale Arkè Onlus, Associazione di Volontariato M.A.I.A., Gabbiani Onlus Associazione di volontariato, Cooperativa Sociale Asat Ischia Onlus, Kalimera Società Cooperativa Sociale, Gruppi di Volontariato Vincenziano A.I.C. Italia Onlus, Accaparlante Società Cooperativa Sociale, Associazione Luca Brandi Onlus, Associazione Uildm Unione Italiana Lotta Alla Distrofia Muscolare Onlus, A.V.O. Associazione Volontari Ospedalieri, Cooperativa Sociale Kairos Onlus, Associazione Tunisini ad Ischia Onlus e amici del Forum sono l'Ufficio per i problemi sociali ed il Lavoro, giustizia e pace della Diocesi di Ischia e la Caritas Diocesana di Ischia.

Sabato 3 novembre, alle ore 10.30 avrà luogo, presso la sala conferenza del Grand Hotel Re Ferdinando di Ischia, la tanto attesa presentazione del Forum del Terzo Settore delle Isole di Ischia e Procida.
Un evento che si preannuncia carico di novità e di idee, improntato sull'importanza di fare rete, di unire le forze creando una sinergia tale da poter affrontare le delicate tematiche del Terzo Settore forti e compatti.
“Dopo anni in cui ho operato nel sociale – ci spiega Rosa Di Iorio, portavoce del Forum per Ischia – non ho potuto non notare le difficoltà che si incontrano nel muoversi da soli nel settore e, assieme ad altri, abbiamo pensato di costituire una rete tra associazioni di volontariato per cercare di dare una risposta concreta alle esigenze del territorio sia di Ischia che di Procida.”
“Bisogna ascoltare i bisogni reali della società – aggiunge Luisa Pilato – ed è per questo che assumere un assetto di rete diventa fondamentale.”
“Condividere le proprie idee e mettere in rete l'esperienza – interviene Sara Mancini – è quell'anello di congiunzione fondamentale per mettere in circolo progetti utili per la collettività.”

Il prof. Rocco Docimo

NAPOLI – Si terrà venerdì 26 luglio, alle ore 16.30, nella sala conferenze di via S. Maria di Costantinopoli 104 a Napoli, il primo Memorial Day «Rocco Docimo», a dieci anni dalla scomparsa, avvenuta nel 2002, di un grande maestro di vita e chirurgia. Il professore Rocco Docimo, va ricordato, dopo essersi laureato a Bologna, passò a frequentare prima l’istituto di Patologia chirurgica e quindi quello di Clinica chirurgica generale dell’Università di Napoli. Nel 1987 fu insignito del premio internazionale Berna e nel 1988 fu acclamato socio dell’Accademia romana di Scienze mediche e biologiche. Tenne la cattedra di Clinica chirurgica presso l’università di Napoli. Fu presidente fondatore della società italiana di Fisiopatologica chirurgica; presidente della società italiana di Chirurgia d’urgenza e pronto soccorso e presidente della società italiana di Chirurgia.
La manifestazione è organizzata dalla facoltà di Medicina e Chirurgia della seconda università di Napoli (Sun) e dal Collegium historicorum chirurgiae, e avrà il suo clou nella conferenza tenuta dal professore Eugenio Gaudio, preside della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università La Sapienza di Roma, e presidente della Conferenza nazionale dei presidi facoltà di Medicina, sul tema: «Il pessimismo della ragione contro l’ottimismo della volontà. Dal corso di laurea in Medicina alla Scuola di specializzazione in chirurgia».

Sanità. Ricerca Fondazione Cesare Serono/Censis sull’offerta di servizi per cronici e disabili da parte della sanità italiana confrontata con gli altri Paesi europei

Si spendono 438 euro pro-capite annui, meno della media europea (531 euro), lontanissimi dal Regno Unito (754 euro). Indietro nell’inserimento lavorativo, poche risorse per la scuola. Il modello italiano rimane assistenzialistico, responsabilità scaricate sulle famiglie

Roma, 17 ottobre 2012 – Con 438 euro pro-capite annui, l’Italia si colloca molto al di sotto della media dei Paesi dell’Unione europea (531 euro) nella graduatoria delle risorse destinate alla protezione sociale delle persone con disabilità. In Francia si arriva a 547 euro per abitante all’anno, in Germania a 703 euro, nel Regno Unito a 754 euro, e solo la Spagna (395 euro) si colloca più in basso del nostro Paese. Ancora più grande è la sproporzione tra le misure erogate sotto forma di benefici cash, ossia di prestazioni economiche, e quelle in natura, ossia sotto forma di beni e servizi. In quest’ultimo caso il valore pro-capite annuo in Italia non raggiunge i 23 euro, cioè meno di un quinto della spesa media europea (125 euro), un importo lontanissimo dai 251 euro della Germania e pari a meno della metà perfino della spesa rilevata in Spagna (55 euro). È quanto emerge da una ricerca promossa dalla Fondazione Cesare Serono e realizzata dal Censis sui bisogni ignorati delle persone con disabilità, basata sul confronto con gli altri Paesi europei dell’offerta di servizi per cronici e disabili da parte della sanità italiana.

Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia le misure economiche erogate dall’Inps in favore di persone che hanno una limitata o nessuna capacità lavorativa sono pari a circa 4,6 milioni di prestazioni pensionistiche, di cui 1,5 milioni tra assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità e 3,1 milioni per pensioni di invalidità civile, incluse le indennità di accompagnamento, per una spesa complessiva di circa 26 miliardi di euro all’anno. Ma il modello italiano rimane fondamentalmente assistenzialistico e incentrato sulla delega alle famiglie, che ricevono il mandato implicito di provvedere autonomamente ai bisogni delle persone con disabilità, di fatto senza avere l’opportunità di rivolgersi a strutture e servizi che, sulla base di competenze professionali e risorse adeguate, potrebbero garantire non solo livelli di assistenza migliori, ma anche la valorizzazione delle capacità e la promozione dell’autonomia delle persone con disabilità.

La notizia riportata da teleischia più, secondo cui il V. Sindaco di Forio abbia sollecitato (e a quanto pare con successo!) tutti i Sindaci del Golfo di Napoli a firmare una petizione al Presidente della Giunta Regionale Caldoro, circa la possibilità di caccia nei siti sic delle isole d’Ischia, di Procida e Capri è di estrema gravità innanzitutto sul piano istituzionale perché un Sindaco rappresenta una intera Comunità e non può certo farsi portatore di  interessi particolari come quelli dei cacciatori e dei produttori e commercianti di armi e cartucce. La richiesta non solo è una ulteriore aggressione alla Biodiversità delle Isole già fortemente massacrata dal saccheggio del territorio, dagli incendi, dalla agricoltura chimica ed intensiva, ma va anche in contrasto profondo con gli interessi generali della collettività che ha nella immagine generale delle Isole e nel turismo fondamentali riferimenti economici, culturali, produttivi.

La richiesta appare perciò come  un assurdo tentativo di captazione di  consensi elettorali  a cui bene farebbe ad opporsi anche chi, pur essendo cacciatore, ha un rispetto non strumentale del bene ambiente e della vita che esso accoglie ed ha, pertanto, la consapevolezza della necessità di un calendario venatorio che non confligga con le esigenze di riposo biologico per la difesa delle diverse specie cacciabili.

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