Quelle giornate d'inverno erano fredde, soprattutto con il vento di tramontana che soffiava da settentrione. Il cielo terso di un azzurro intenso e il mare profondamente blu trasmettevano euforia, voglia di stare all'aperto per esplorare i sentieri e la montagna maestosa e invitante.
Era bello pensare a una meta felice e raggiungere, con sforzo fisico, la cima dell'Epomeo e l'Eremo di S. Nicola, il tempio sacro, il ricovero nel quale Frà Giovanni, l'ultimo eremita dell'Epomeo, trascorreva il suo tempo nella completa solitudine, nel silenzio che gli avvolgeva l'anima e gli inebriava i sensi e l'intelletto.
Ero felice di arrampicarmi per la mulattiera con la bisaccia, dentro la quale sistemavo l'acqua e la frutta, il pane, la sciarpa e i guanti di lana.