Una targa per commemorare una figura storica per la città di Ischia, Luigi Patalano. A sessant’anni dalla morte si stringono attorno a lui per ricordarlo tutti coloro che lo hanno conosciuto, come uomo e come persona impegnata per la sua isola. L’evento si svolgerà il 23 aprile presso la Torre della Colombaia con la presenza di rappresentanze istituzionali del Comune di Forio e il Centro di Ricerche Storiche d’Ambra. Una giornata dedicata a Patalano uomo dagli insegnamenti di alto profilo, durante la quale sarà presentato anche il volume “Luigi Patalano: il riflesso di un arcobaleno sulla Colombaia” libro edito dalla casa editrice Graus a lui dedicato e scritto dal nipote Ivano Fiorentino.
La vita di Simon
Le immagini che scorrevano dal bel documentario realizzato dal Comune di Ischia per l’Osservatorio sulla legalità nella sala-teatro del centro polifunzionale di Ischia sabato 29 marzo 2014 a mezzogiorno in una stupenda giornata di sole arrivavano direttamente al cuore. L’ammonimento di Giovanni Falcone che giganteggiava sul palco: “Gli uomini passano ma le idee restano. E continuano a camminare sulle gambe di altri uomini” era una presentazione di questi “altri uomini” sulle cui gambe camminano queste idee. Stavano seduti questi “altri uomini” per parlare di “Territorio e Legalità” e presentare l’Osservatorio sulla legalità per l’educazione, la cultura e lo sviluppo: Luca Palamara, magistrato della Procura di Roma e già presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Alfonso Furgiule, ordinario di procedura penale all’Università Federico II di Napoli, Giovanni Conzo e Cesare Sirignano, Sostituti Procuratori della Repubblica a Napoli, il Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti. Sul palco c’erano anche il Sostituto Procuratore Catello Maresca e l’avv. Gennaro Tortora ed il sindaco d’Ischia, Giuseppe Ferrandino. Al centro del tavolo con funzioni di moderatore c’era il giornalista Sandro Ruotolo-
Questi “altri uomini” lottano ancora oggi a vent’anni dalla morte di Giovanni Falcone per la legalità e la giustizia.
Il video di poco meno o poco più di 10 minuti documentava le stragi e le uccisioni della mafia e della camorra degli ultimi vent’anni. Le morti di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, i magistrati-eroi caduti sul campo come soldati al fronte insieme ai loro agenti delle scorte servitori dello Stato ed ancora quelle di due giornalisti, Giancarlo Siani e Peppino Impastato colpevoli di scrivere la Verità nelle loro realtà locali senza ottenere la fama di una grande penna come Indro o Eugenio. Poi ancora – le più tremende, quelle più assurde, le più ingiuste – le morti di chi si trovava per caso a camminare per una strada o un vicolo ed è uccisa per una guerra tra bande e fra queste quella di Silvia Ruotolo, la sorella di Sandro che moderava il dibattito. Per Sandro è stato un dolore rinnovato, custodito perennemente nel cuore ed all’applauso dei ragazzi del Liceo “Scotti” al termine del video avrebbe preferito il silenzio o la lacrima perché a questi induceva questa atroce testimonianza di una violenza che non ha giustificazione.
Quel che resta di una generazione
Sono già passati cinque anni. Il 23 marzo del 2009 era un lunedì. Erano circa le due del pomeriggio. La notizia arrivò da Antonio Pinto senza preamboli: “E’ morto Domenico. Scrivi qualcosa per domani. Penso che dovrai commemorarlo tu”.
Lo ricordai in Chiesa sottolineando il suo ruolo di protagonista nella affermazione della stampa locale nell’isola e concludendo con la convinzione che egli “lascia un segno incancellabile ed irripetibile per Cultura, Passione e Sacrificio nella Storia della nostra isola e nella Storia del giornalismo italiano”.
Avevo misurato i termini come ho sempre fatto nella mia vita professionale: il segno è incancellabile per Cultura, Passione e Sacrificio in ordine di valutazione dell’importanza. Per me Domenico era soprattutto un uomo colto. Era convinto che era necessaria una “destra sociale” contro il “liberismo” ed il “comunismo” ancorata ai valori della Patria. E’ vissuto in un tempo dove era forte la “pregiudiziale antifascista” e dove nasceva una “contestazione” al sistema capitalistico solo da sinistra e da una sinistra estrema. Era un sessantottino all’inverso come se volesse entrare nella Storia all’indietro e si scontrava con i coetanei contestatori di sinistra.
Il Mistero della Dama Nera
°Nel 1953 fu trovata morta nelle acque antistanti la spiaggia della Fundera tra Lacco Ameno e Casamicciola una signora vestita di nero il cui nome non si è mai saputo - Così non si è mai saputa la causa della morte
Gaetano Di Scala, il più grande fotoreporter degli anni ‘50 e ‘60 del ‘900, quelli del grande boom turistico dell’isola d’Ischia, me ne parlò quando andai ad intervistarlo nel febbraio del 1987 nella sua casa a Barano. Gaetano aveva imparato il suo mestiere di fotografo dal padre Giorgio ma soprattutto era stato durante il servizio militare in Marina che si era perfezionato tanto da acquisire la qualifica di “furiere fotografo”. Dal 12 settembre 1943 al 15 agosto 1945 era stato il prigioniere n. 106259 del campo Neubranderburg in Germania ed al termine della guerra si trovò con una bella medaglia ma senza una lira. Ricominciò dove aveva lasciato e si mise a fotografare l’isola d’Ischia che da terra di contadini e pescatori diventava località turistica internazionale. Così con la sua “Leica” andava in giro con la sua “Lambretta” a fotografare gli angoli più belli dell’isola. I suoi panorami in bianco e nero sono fra le più belle foto mai realizzate. Divenne il fotografo dell’Associated Press e dell’United Press International e fotografò Gina Lollobrigida, “una delle più belle donne di tutti i tempi” al tempo di “Campane a martello” nel 1949, poi Burt Lancaster al tempo del “pirata dell’isola verde” ed ancora Liz Taylor e Richard Burton al tempo di “Cleopatra” e così via Sir William Walton. Maria Callas, Arturo Toscanini e tanti altri personaggi dell’epoca.
Divenne il fotografo dell’isola d’Ischia sia per la mondanità sia per i fatti di cronaca nera perché veniva chiamato dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato.
Fra tutti gli avvenimenti di nera ricordava il “Mistero della Dama Nera”.
La storia del Palazzo Dux
Il neopresidente del consiglio dei Ministri, dottor Matteo Renzi, ha inviato una lettera a tutti i sindaci d’Italia chiamandoli “colleghi” nella sua qualità di sindaco di Firenze invitandoli ad indicare entro il 15 marzo un edificio scolastico da ristrutturare immediatamente perché entro 15 giorni arriveranno i fondi. La richiesta deve essere inviata a
Propongo alla Commissaria Prefettizia del Comune di Casamicciola di inviare la richiesta di immediata e definitiva ristrutturazione del Palazzo delle Scuole di Casamicciola che si trova al Viale Paradisiello.
Questa è la sua storia.
Festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti
OGGETTO: ISCHIA – INCONTRO CON I GIORNALISTI E OPERATORI DELLA COMUNICAZIONE E DELLA CULTURA SUL TEMA “GIORNALISTI E COMUNICAZIONE AL SERVIZIO DI UN’AUTENTICA CULTURA DELL’INCONTRO” IN OCCASIONE DELLA FESTA DI S. FRANCESCO DI SALES, PATRONO DEI GIORNALISTI, AUTORI E SCRITTORI.
Carissimi, l’Ufficio Diocesano per le Comunicazioni Sociali, in occasione della festa di S. Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, è lieta di invitarLa per venerdì 24 gennaio p.v. alle ore 16.00 presso la Sala Conferenze della Diocesi in Via Seminario (Ischia), all’incontro sul tema “Giornalisti e Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”. A guidare la riflessione sarà il Dott. Luigi Accattoli, giornalista vaticanista. Sarà presente il nostro vescovo Sua Ecc.za Mons. Pietro Lagnese. Modererà don Carlo Candido, Direttore Ufficio Diocesano C.S.
Riservisti per la III Repubblica: da Strasburgo a Casamicciola
Sono convinto che noi italiani ci portiamo addosso un eterno “complesso di inferiorità” nei confronti dei francesi. Sono nostri “cugini” nella lingua, negli usi, nei costumi e nelle debolezze. Con loro competiamo su tutto in questo rapporto di amore-odio e ci piace vincere la competizione. Forse il momento più esaltante della competizione tra italiani e francesi si raggiunse in “terra neutra” a Berlino domenica 6 luglio 2006 nella finale del campionato mondiale di calcio e nello stadio costruito da Hitler tra Italia e Francia. Emersero le differenze tra le due squadre. La squadra francese presentava 17 giocatori di origine straniera provenienti da quello che un tempo era l’Impero mentre in quella italiana c’era un sol “oriundo”, il centrocampista Camoranesi, argentino di origine italiana. I giornalisti dei più grandi giornali del mondo sottolinearono le affinità culturali: lo stesso ceppo linguistico, la bandiera nazionale con due colori in comune e solo uno – l’azzurro per la Francia ed il verde per l’Italia – a rimarcare la differenza; l’origine “italiana” di Napoleone Bonaparte che essendo corso era pur sempre un italiano; la dominazione francese nel Regno di Napoli dal 1806 al 1815 che fu particolarmente innovativa dal punto di vista istituzionale con la divisione in Comuni (nell’isola d’Ischia ne furono istituiti sette) e l’istituzione della “Deputazione Provinciale”. Non mancò la sottolineatura della “difesa della lingua” parlata da 175 milioni di persone in tutto il mondo che i francesi praticano con “ossessione” perché il “gol” si chiama “but” ed il “computer” si chiama “ordinateur”. Un acuto osservatore come Marc Lazar su “La Repubblica” scrisse che “Italia e Francia sono in piena deriva, tormentati dal presente, preoccupati per il futuro, schiacciati dal loro passato”.